Nella storia italiana esistono innumerevoli periodi storici che vengono visti come esperienze uniche, privi come sono di similitudini, se non molto approssimative, in vicende di altri paesi: basti pensare alla Magna Grecia, alla parabola di Roma o al Rinascimento. Uno di questi periodi è quello che ha interessato, nel Medioevo, la zona dell’odierna Toscana. Qui, nei secoli compresi fra il 12esimo e il 15esimo, si è assistito a un fiorire culturale che, fra le altre cose, ha anche gettato le basi della lingua italiana come modernamente intesa. Sono innumerevoli i debiti che l’epoca moderna ha verso istituzioni, tradizioni o usanze sorte in questo periodo, alcune ben note persino oltre i confini nazionali, mentre altre ai più sconosciute; tutte, comunque, sono accomunate dalle radici che risalgono alla Toscana del Medioevo, da considerare a buon diritto tra i periodi più affascinanti della storia della penisola.
Uno dei primi lasciti è quello delle banche. Nonostante queste vengano associate alla Svizzera dai luoghi comuni moderni, è invece assodato che le prime banche in senso moderno nascono proprio nell’Italia medievale. Fu in questo periodo infatti che nelle città più prospere, come Venezia ma soprattutto Firenze, cominciarono a sorgere realtà occupate in attività riconducibili ai moderni istituti di credito. Era per esempio comune offrire servizi a viaggiatori, consentendo loro di depositare danaro in una filiale per poter sfruttare tale credito in un’altra città. A Firenze in particolare poi si assistette alla crescita di famiglie di banchieri con connessioni politiche e commerciali senza precedenti con papato e imperatori: le loro fortune le ponevano in costante competizione, e le resero protagoniste della vita politica e istituzionale della città come nel caso dei Medici e dei Pazzi.
Proprio la Firenze medievale permette di considerare un altro lascito del periodo: il concetto stesso di Comune. Il significato moderno di comune, infatti, trova il suo precedente nelle omonime esperienze cittadine Toscane dell’epoca, quando le città più prospere come Firenze, Lucca o Siena, e poi nel resto della penisola, presero a rendersi indipendenti dal controllo imperiale, spesso territorialmente lontano ed esercitato attraverso un mal tollerato sistema feudale. Le città diventarono un porto per la rinascita di attività artigiane e commerciali organizzate in corporazioni, gettando le basi per la nascita del ceto sociale della borghesia. I Comuni che si costituivano erano dotati di organi di autogoverno, sia assembleari che personali come i consoli e i podestà, e producevano norme raccolte negli statuti: questi ultimi, a loro volta, costituiscono una delle prime applicazioni della forma che, ancora oggi, assumono importanti atti normativi moderni.
I Comuni dell’epoca costituirono anche un importante punto di appoggio per lo sviluppo di una realtà solo all’apparenza moderna: il casinò. Nonostante al giorno d’oggi la versione che gode indubbiamente di maggior successo sia quella del casinò online, alle origini del successo si trovano anche alcuni locali ben presenti in Toscana: nell’epoca medievale i giochi più in voga erano infatti praticati in posti noti come baratterie. Osteggiate del dominante sentimento religioso in quanto considerate luogo di ingiurie, gli introiti generati dalle baratterie contribuivano tuttavia in maniera non trascurabile ai bilanci degli erari comunali: i governi territoriali, quindi, erano decisamente bendisposti nei loro confronti. Di conseguenza, il giro d’affari delle baratterie le fece considerare una risorsa importante, arrivando non solo a tollerarle ma a normarle, come dimostrano le evoluzioni successive dei casinò in particolare nei ridotti veneziani.
Infine, altro lascito fondamentale della Toscana medievale risiede in competizioni di carattere storico/sportivo. Parlando di palio, per esempio, è inevitabile pensare a quello di Siena, manifestazione nota in tutto il mondo e sospesa, dalla sua istituzione nel 13esimo secolo, solo per eventi eccezionali. Non è altrettanto noto, invece, che lo stesso concetto di palio deriva dalle giostre cittadine medievali, dove allora come oggi competevano fra loro le contrade, i terzieri, quartieri o sestieri nelle quali la città era divisa. Non si tratta in effetti di un’esclusiva toscana, come dimostrato da analoghe competizioni ancora oggi vive come la Sartiglia di Oristano, la Regata di Venezia o il Palio della Balestra a Gubbio e Sansepolcro; tuttavia, il numero di palii ancora oggi tenuti in Toscana in confronto a quelli delle altre regioni è testimone di quanta rilevanza avessero nella zona, e di quanto di conseguenza i palii ancora oggi rievocati ne siano debitori.